 La storia della macchina da scrivere ha incerte origini. Il più remoto tentativo di cui si ha conoscenza, risale al 1575. Il tipografo ed editore italiano, attivo a Venezia, Francesco Rampazetto, progettò un congegno meccanico con caratteri in rilievo che permetteva ai ciechi di comunicare tra loro e con altri.
La storia della macchina da scrivere ha incerte origini. Il più remoto tentativo di cui si ha conoscenza, risale al 1575. Il tipografo ed editore italiano, attivo a Venezia, Francesco Rampazetto, progettò un congegno meccanico con caratteri in rilievo che permetteva ai ciechi di comunicare tra loro e con altri.


 
		
		
		 
		
		
		 Classe 1935, nato nella fertile e antica “Campania Felix” e precisamente nel ridente borgo di Casanova di Carinola, Umberto Di Donato, da oltre cinquant’anni colleziona e cataloga macchine da scrivere e da calcolo meccaniche. La sua passione è una sorta di omaggio agli strumenti, innovativi della sua giovinezza…
Classe 1935, nato nella fertile e antica “Campania Felix” e precisamente nel ridente borgo di Casanova di Carinola, Umberto Di Donato, da oltre cinquant’anni colleziona e cataloga macchine da scrivere e da calcolo meccaniche. La sua passione è una sorta di omaggio agli strumenti, innovativi della sua giovinezza… 
				 
				 New York, aprile del 1951. Le dita dello scrittore battono velocemente sui tasti di una macchina da scrivere. È un trentenne americano che racconta a modo suo di un viaggio fatto qualche anno prima. Le parole lo trovano senza che lui debba perdere tempo a cercarle. Deve solo metterle nero su bianco prima che lo travolgano e si perdano nella stanza. Per questo il ritmo della scrittura è forsennato e il ticchettio incessante. Perfino la carta che ha scelto sembra ubbidire al bisogno di dire qualcosa di diverso, di dirlo in fretta e senza fermarsi mai, nemmeno per cambiare pagina…
New York, aprile del 1951. Le dita dello scrittore battono velocemente sui tasti di una macchina da scrivere. È un trentenne americano che racconta a modo suo di un viaggio fatto qualche anno prima. Le parole lo trovano senza che lui debba perdere tempo a cercarle. Deve solo metterle nero su bianco prima che lo travolgano e si perdano nella stanza. Per questo il ritmo della scrittura è forsennato e il ticchettio incessante. Perfino la carta che ha scelto sembra ubbidire al bisogno di dire qualcosa di diverso, di dirlo in fretta e senza fermarsi mai, nemmeno per cambiare pagina…

