Si è conclusa con grande successo la sesta edizione del “Festival delle corrispondenze” a Monte del Lago, nel comune di Magione (Perugia), sul lago Trasimeno, alla quale ha partecipato anche il Museo della macchina da scrivere di Umberto Di Donato con una mostra allestita dallo stesso presidente e fondatore del Museo. Il festival è stato aperto dall’intervento del presidente del consiglio comunale con delega alla cultura di Magione Vanni Ruggeri e di altre personalità di Perugia, lasciando a Di Donato il compito di chiudere l’inaugurazione della manifestazione con un’approfondita relazione sulla “Comunicazione epistolare e la rivoluzione della scrittura meccanica”.
Ecco la cronaca di Umberto Di Donato:
È stata senza dubbio la più riuscita delle numerose mostre da noi allestite negli anni di esistenza del Museo.
La prestigiosa location, all’interno delle vecchie Scuderie della Villa degli Aganoor/Pompilj, la veduta dominante del lago vellutato, il profumo e i colori del lussureggiante parco, la freschezza e la morbidezza dell’aria, i riflessi dorati sulle morbide onde lacustri e i colori unici al mondo delle aurore e dei tramonti, hanno fatto da cornice ai cortei di cittadini richiamati sul grazioso promontorio di Monte del Lago.
Non si poteva allestire un festival più ricco di eventi, uno più interessante dell’altro. Il premio letterario, conferenze, suoni, canti e balli lungo le stradine ricamate di rosso e di blu. E al calar della sera, la gustosa cucina locale, a base di pietanze preparate con amore e passione dalla gente del posto. Gli organizzatori hanno chiamato la cena a lume di candela, nel parco della proprietà dei coniugi Aganoor/Pompilj, con l’appellativo dialettale antico, ricco di amore per la propria terra e per le proprie usanze: “Zzurla”, derivato dai famosi “zzurlini”, pasta fresca fatta in casa condita con sugo di pesce di lago.
Una festa che coinvolge e entusiasma tutti, valorizzando al massimo il patrimonio storico, letterario e artistico di Monte del Lago. Lo sguardo si perde tra sole, lago, ulivi secolari, agrumi e ogni genere di frutti e fiori mediterranei. Qui, in questo raro paradiso in terra, ci siamo trovati per caso con ventisei macchine da scrivere della collezione presente al Museo di Milano, invitati all’ultimo momento dal giovanile e brillante staff del Comitato degli Organizzatori.
L’ANTEFATTO STORICO PER CAPIRE IL SEGUITO
Prima è opportuno chiarire le origini dei due personaggi Aganoor e Pompilj perché le loro sintetiche storie occorrono per comprendere meglio il seguito. La contessina Vittoria Aganoor (Padova 1855 – Roma 1910), poetessa di origine Armena, dimorò a Venezia, a Padova e, dal 1875 al 1901, a Napoli e Perugia, dove conobbe Guido Pompilj (Parigi 1854 – Roma 1910), deputato del Regno d’Italia e determinato avversario del progetto di prosciugamento del Trasimeno, intorno al quale possiede diverse proprietà tra cui la villa dove abbiamo allestito la mostra. Divenuti sposi a Napoli in tarda età, nel 1901, si amano follemente tanto da concordare un estremo patto di sangue: “Mai e per nessun motivo si sarebbero lasciati”. Infatti, quando una crudele malattia porta al cielo l’amata Vittoria, il marito Guido si toglie la vita dopo avere degnamente sepolto la moglie. Anche dopo il matrimonio Vittoria non tralascia di frequentare Castellammare di Stabia e Cava dei Tirreni, in provincia di Napoli, dove vive una sorella e dove ha rapporti di amicizia con Salvatore di Giacomo (poeta), con Antonio Fogazzaro (scrittore e senatore) e altri personaggi, tra cui la già affermata giornalista Matilde Serao.
E, come andremo a vedere insieme, anche in questa occasione la casualità è stata foriera di un abbinamento perfetto, tra macchine da scrivere esposte e la storia di personaggi del luogo.
TRE STORIE DI MACCHINE DA SCRIVERE E DINTORNI
E ora vi posso raccontare tre storie veramente sorprendenti emerse durante la Mostra a opera di alcuni acuti visitatori.
Gli organizzatori sapevano che portavamo da Milano, tra le altre, otto macchine appartenute a personaggi importanti e predispongono otto gigantografie di quei personaggi, che ci siamo premurati di esporre dietro alle macchine e ai libri scritti dagli stessi. Casualmente nel corso della Mostra veniamo a conoscenza che due di questi scrittori in vita hanno avuto la possibilità di rapporti con persone importanti del luogo.
DA SAN FRANCESCO ALLA “STORIA DEI MONGOLI”
Nel XII secolo tra i più stretti seguaci di San Francesco vi era Frà Giovanni di Pian del Carpine (ora Magione, località in cui si è organizzato il Festival), che fu inviato dal Santo in giro per l’Europa per diffondere le regole dell’Ordine. Ebbe molto successo e crebbe la sua fama di buon viaggiatore e ambasciatore tanto che nel 1245 il papa Innocenzo IV lo inviò in Estremo Oriente per consegnare un suo messaggio di pace al Gran Khan di Mongolia. Non sto a raccontarvi nei particolari il suo viaggio attraverso l’Europa, la Siberia e le alte vette himalayane che durò due anni perché ben descritto dallo stesso frate in un libro in latino dal titolo di “Historia Mongolorum”.
Ebbene, sette secoli dopo, esattamente nel 1989, quel testo fu tradotto in italiano con il titolo “Storia dei Mongoli”, alla cui stesura parteciparono diversi letterati compreso Luciano Petech (1914 – 2010), professore della Sapienza di Roma, membro dell’Accademia dei Lincei e Orientalista, la cui macchina da scrivere “Remington Noiseless”, prodotta a N.Y. nel 1932, era in mostra nella scuderia di Villa Aganoor/Pompilij.
MATILDE SERAO E VITTORIA AGANOOR
La seconda storia mi ha sorpreso per il coinvolgimento di un’altra macchina da scrivere, anche questa Remington (del 1907) appartenuta alla giornalista napoletana Matilde Serao, nata a Patrasso nel 1856, poi rientrata con la famiglia a Carinola e a Napoli, dove prima partecipò alla fondazione de “Il Mattino” e poi, nel 1904, da sola creò “Il Giorno di Napoli”. Questa brava scrittrice, contemporanea dell’apprezzata e amata Vittoria Aganoor, ebbe modo di incontrare la contessina negli eleganti salotti aristocratici partenopei dove veniva accolta come una regina. Il 21 maggio del 1900 nelle pagine de “Il Mattino”, sulla sua molto seguita rubrica “Mosconi”, la Serao dedica a Vittoria di passaggio per Napoli una simpatica segnalazione nella quale cita il suo ultimo volume di poesie dal titolo “Leggenda eterna”, stampato della Casa Editrice Treves.
La Remington appartenuta a Matilde di Napoli è stata esposta a villa Aganoor a testimonianza dopo cent’anni dei rapporti tra queste donne, per la ricostruzione e la valorizzazione della sensibilità femminile nel campo delle lettere.
INFINE, UN PIACEVOLE “RITORNO DAL PASSATO”
La terza storia è meno intricante ma ugualmente significativa per mettere in evidenza i legami che può promuovere una macchina da scrivere. Si è appena conclusa l’inaugurazione del Festival alla presenza dell’emerito Rettore Magnifico dell’Università per stranieri di Perugia, del Soprintendente archivista dell’Umbria e delle Marche, dell’Assessore alla cultura di Magioni e del sottoscritto. Una simpatica signora si rivolge a me sorridendo e con tono affettuoso: “Come sta signor Di Donato? Ho letto la notizia del suo arrivo e ho voluto essere presente per salutarla. Siamo di Perugia e c’è anche mio marito: Pierluigi vieni qua!”. Preferisco lasciarla parlare senza interrompere perch preso di sorpresa non riesco a collegare questi signori con i miei ricordi. E lei aggiunge, accortasi della mia confusione: “Come sta la mia Antares?”. Solo a questo punto il nome della macchina mi ha aperto la mente e mi ha ricordato il sorriso di quella donna e di suo marito.
Questi gentili signori, un emerito avvocato di Perugia e sua moglie, circa cinque anni fa sono venuti a Milano a portare al Museo una loro macchina portatile “Antares – Efficiency 20”, desiderosi che l’attrezzo con il quale avevano scritto tante lettere e anche tante arringhe fosse ben custodito per i posteri da chi ama conservare il ricordo dello strumento di scrittura che nel XIX secolo ha diffuso la cultura e la scrittura a caratteri di stampa in tutte le famiglie. Il nome “Antares” ha risvegliato il ricordo del nostro primo incontro e la gioia con la quale consegnarono al Museo il “gioiello”, l’amata macchina da scrivere. E’ stata una vera sorpresa, e come vecchi amici abbiamo rievocato tutti i particolari della prima conoscenza salutandoci alla fine con affettuosi abbracci e la promessa di un prossimo viaggio a Milano per trascorrere insieme una mezza giornata tutta per noi.